Festa di san Giacomo Apostolo, che, figlio di Zebedeo e fratello di san Giovanni evangelista, fu insieme a Pietro e Giovanni testimone della trasfigurazione del Signore e della sua agonia. Decapitato da Erode Agrippa in prossimità della festa di Pasqua, ricevette, primo tra gli Apostoli, la corona del martirio.
Martirologio Romano
La Chiesa di san Giacomo Apostolo fu costruita nel 1300 sui resti di un ospizio per pellegrini del XII secolo. Nel 1361, fu affidata ai Canonici agostiniani di san Cataldo di Cremona che vi rimasero per soli tre anni durante i quali fecero realizzare la torre campanaria dall’insolita forma ettagonale, ancor oggi unica al mondo. Dopo un periodo di abbandono, la struttura passò sotto la giurisdizione dei domenicani che nella seconda metà del Quattrocento la inglobarono in un complesso monastico con tre chiostri, modificandone anche la zona absidale. Dopo l’allungamento del 1510, che costrinse all’abbattimento della facciata originale, tra il Seicento e il Settecento, la chiesa subì una serie d’interventi fino a raggiungere l’aspetto attuale.
Esternamente, l’edificio sacro si presenta in stile barocco con elegante serliana al centro della facciata.


L’interno a tre navate mostra lateralmente ancora i gotici archi ogivali della prima costruzione, mentre la volta centrale in muratura, che alla fine del 1500 sostituì la precedente a capriate lignee, venne dipinta nel 1696 dai fratelli cremonesi Alessandro e Giuseppe Natali. Su di essa sono affrescati vari santi appartenenti all’Ordine domenicano, tra cui spicca san Pio V (Pontefice), al secolo Antonio Michele Ghisleri, priore del convento per tre anni dal 1548.
Ciò che però cattura maggiormente l’attenzione è il presbiterio sopraelevato nella seconda metà del Quattrocento per realizzare la cripta in cui ospitare la preziosa reliquia della Sacra Spina; questa era stata portata a Soncino da fra Ambrosino de’ Tormoli, autore delle due vetrate del coro che raffigurano l’Annunciazione. Nelle varie cappelle sono custodite pregevoli tele dei secoli XVI e XVII; tra queste: la Caduta di Cristo sotto la croce e la Veronica del manierista bresciano Grazio Cossali (fine 1600), la Madonna in trono col Bambino tra santi, incorniciata in una monumentale soasa lignea, entrambe realizzate da Uriele Gatti (fine 1500) e san Domenico e il Miracolo di Soriano, di scuola cremonese (metà 1600).


Nella cripta denominata santa Corona, il raccoglimento è favorito non solo dalla presenza della Sacra Spina, ma anche dalle sette scene della Passione di Cristo, meglio conosciute come i “Sette Spargimenti”, del viadanese Domenico Savi (metà 1600).
Altri due elementi di spicco: il coro ligneo del 1507 intagliato da due conversi, uno dei quali parrebbe essere Damiano Zambelli, in quei tempi celeberrimo nell’arte della tarsia lignea, e lo spettacolare Compianto sul Cristo morto, gruppo di statue in terracotta della seconda metà del 1500, attribuito ad Agostino De’ Fondulis.


Prima di uscire verso l’unico chiostro rimasto, il visitatore in genere sosta per una preghiera dinnanzi alle spoglie della beata Stefana Quinzani, custodite nella cappella dedicata a san Domenico.